Data: 28.06.2013

Autore: Luca Lunardi

Oggetto: Ragione e Fede.

L’incontro con Don Mauro Inzoli è stato talmente denso ed intenso che mi sono sentito semi-paralizzato, sia per l’altezza dei temi affrontati che per la ricchezza degli spunti di discussione possibili. Quindi mi sono limitato ad ascoltare, cosa peraltro che mi è consona - più dell’intervento verbale in prima persona - ma soprattutto perchè avrei percepito una qualunque categoria “filosofica” come potenzialmente inadeguata.

In particolare, devo dissentire dal modo in cui Tiziano Guerini interpreta la Filosofia – da un passo tratto dal Suo ultimo intervento - punto di partenza per una modesta critica che tenterò di fare:

<< [...] è un’altra la riflessione che voglio fare: come la ragione filosofica ci pone di fronte alla dimensione dell’Assoluto, alla Totalità ed alle sue peculiarità ( ed alle logiche conseguenze che ne derivano e che la nostra cultura occidentale non ha ancora avuto il coraggio nemmeno di ipotizzare ), così la fede religiosa ci pone di fronte all’Infinito. E’ in questa corrispondenza che vedo margini di esplorazione notevoli, tali – credo – da far emergere valori di salvezza e di felicità semplicemente inimmaginabili dalla cultura del fare e dell’ avere. >>

Si tratterà di un mio fraintendimento – e sarò lieto di essere criticato a mia volta per questo – ma mi pare di intravedere, chiara, un’influenza di stampo hegeliano nel modo di definire la riflessione razionale – distinta, cioè, dall’esperienza religiosa – come comprensione dell’Assoluto e della Totalità (in opposizione presunta a particolarismi o spiegazioni parziali o settoriali).

Ebbene, debbo confessare la mia profonda avversione per l’hegelismo (ammettendo che di hegelismo si tratti nella definizione sovrastante), e le motivazioni trascenderebbero lo spazio ragionevolmente riservabile al mio intervento. Ciò che mi preme tuttavia sottolineare in questa sede, è che proprio le pretese di comprensione totalizzante della realtà, fino al punto da far coincidere il reale col razionale e l’essere col dover essere, unitamente alla follia (di sapore squisitamente hegeliano) di attenuare o negare il valore della singola persona per affogarla nelle maglie di entità considerate superiori (Stato in primis), mi pare esulare completamente da ciò che la Filosofia dovrebbe essere: ricerca indipendente da autorità, consapevole dei limiti gnoseologici umani, basata sull’eliminazione degli errori piuttosto che su conquiste positive incontrovertibili ed olistiche1.

Si sarà intuita la mia vicinanza ad empiristi (critici) come Popper, Kant, Russell (in Filosofia prendere posizione si deve, purchè a seguito di lunga riflessione non dogmatica). Io credo che il “Sapere Assoluto” di Hegel (e di tutti i pensatori affini) sia solo una mistificazione. Ciò che penso è che le categorie di Assoluto, Totalità, Infinito non possano e non debbano essere territori di indagine filosofica. Teologia e Fede possono occuparsene, proprio perchè fuori dalle nostre possibilità razionali. La storia ha peraltro dimostrato quali catastrofi si siano prodotte ispirandosi a sistemi (di matrice idealistico / romantica) totalizzanti ed omniesplicativi (i quali in realtà non spiegano nulla proprio perchè cercano di spiegare tutto).

1 Hegel ebbe modo di scrivere: “Per quelle domande a cui la Filosofia non sa rispondere, va detto che esse non vanno poste in quel modo.”. Quale professione di immodestia intellettuale!...

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