PENSARE IL SILENZIO. "LA PIUMA BLU": ABECEDARIO DEI LUOGHI SILENTI - RELATORE: MARCO ERMENTINI - INTRODUZIONE DI ANNA LUCIA MARAMOTTI POLITI - LETTURE DI DAVIDE GRIONI

09.09.2013 21:00

Quali sono i luoghi dove nasce il silenzio? Nelle nostre chiassose città dove il rumore è fabbricato come una merce è difficile trovarli, ma quando se ne scova uno lo si segnala come una piccola piuma blu. Questo libretto, nato all'interno dell'Accademia del Silenzio per la casa editrice Mimesis, insegna come cercare i luoghi silenti stanandoli dagli interstizi della città e della campagna insegnando tecniche timide per scoprire gli anfratti, le crepe e le lesioni e mandare in tilt le certezze del mondo con l'immaginazione. Il segreto è semplice: saper ascoltare il luogo senza giudicare, lasciandolo essere, mettersi in sintonia, creare una nuova alleanza, una simpatia fatta di amicizia, di pietà e confidenza. Così nasce una specie di guida che si oppone agli spazi ostentati e rumorosi dove l'architettura è esibita senza pudore e il chiasso la fa da padrone. Dobbiamo imparare a vedere il silenzio con gli occhi e riconciliarci con il mondo. È una sfida: anche le rivoluzioni si fanno in maniera silenziosa.

Dibattito

Data: 15.12.2013

Autore: Giuseppe Maridati

Oggetto: Rumore e silenzio

​La presentazione di Marco Ermentini di un suo poetico libretto ha suscitato grande empatia (anche la mia). Non me la sono sentita di turbarla con osservazioni pignole. Posso farlo in modo postumo?

​Prima pignoleria
Non ho letto il libro, ma dalla relazione ho dedotto che la tesi sottostante fosse: il silenzio favorisce la riflessione e l'autocoscienza (la quasi-felicità), mentre il rumore le impedisce.
​Chi si trova, per motivi professionali (avvocati, giudici, consulenti tecnici) o perchè è il soggetto passivo, ad occuparsi della tollerabilità delle immissioni sonore (nel caso specifico), sa che ciò che non è tollerabile non è tanto il rumore assoluto (i decibel "di fondo") quanto il rumore differenziale, che si staglia sul rumore di fondo. Chi abita di fianco ad una discoteca, o sopra un bar che diffonde musica, non riesce a dormire o fa fatica; eppure il rilievo strumentale dei decibel, rilevato dall'apposito servizio dell'ASL, rivela che il volume è contenuto nei limiti consentiti per quella zona. Il fatto è che la musica è un rumore "intelligente" e tiene desta l'attenzione più che il continuo passaggio di camions per un abitante a fianco dell'autostrada.
​E' capitato anche a ciascuno di noi, viaggiando in treno, di non riuscire a leggere il libro che ci siamo portati perchè le persone vicine a noi continuano a parlarle: eppure il treno fa un notevole rumore di fondo (che non ci disturba) e la coppietta vicino a noi bisbiglia.
​Certo un rumore violento crea una sensazione dolorosa, come una luce violenta, un odore violento, una sensazione tattile violenta(uno schiaffo), ecc.. Ma non mi sembra questo (la violenza intollerabile delle sensazioni) il tema di riferimento.
​Quindi, non il rumore assoluto ma il rumore differenziale ("intelligente") rende difficile la riflessione e l'autocoscienza (la quasi-felicità).
​D'altra parte anche il silenzio assoluto, salvo che per un breve periodo iniziale, non favorisce la riflessione e la quasi-felicità: i reclusi in isolamento stretto, senza comunicazioni attive e/o passive, dopo qualche tempo sono alla disperazione e alla pazzia.
​Un po' di rumore (piacevole o dissonante) è indispensabile alla nostra natura. Siamo animali socievoli e non solitari e silenziosi.

Seconda pignoleria
​Se la tesi che sto contrastando fosse vera, dovremmo concludere che un sordo è felice. Eppure nessuno di noi udenti si farebbe volontariamente ridurre alla sordità, e i sordi cercano di recuperare l'udito.
​Come è noto, i mass media stanno elaborando tecnologie per una sempre maggiore multimedialità, ovvero integrazione di messaggi visivi, sonori, e forse,domani, anche tattili.
​Non è affatto strano. La natura ci ha dotato di sensi diversificati e la pienezza della "sensazione" (anche della quasi-felicità che possiamo raggiungere) è connessa all'appagamento di tutti i sensi. Nessuno, per esempio, si sentirebbe appagato ammirando un piacevole "panorama", naturale o artificiale, a cui si accompagni però un odore sgradevole. Un piacevole "panorama" è più gradevole se accompagnato da un contesto sonoro melodioso (una bella donna è ancor più piacevole se ha una voce "melliflua"), ecc..
In sostanza, la pace con noi stessi, premessa per la riflessione e la quasi-felicità (non mi indugio qui a rendere ragione del mancato riferimento alla felicità in senso assoluto), è favorita, più che da una visione interessante nel silenzio, da una visione interessante melodiosamente accompagnata (se possibile).

Data: 10.09.2013

Autore: Adriano Tango

Oggetto: contributo serata 9.9.13 Cabine del silenzio e rumori killer

Cabine del silenzio e rumori killer
Adriano Tango
Bello il nuovo lavoro di Marco Ermentini. Un invito alla ricerca del silenzio come rifiuto del fragoroso incedere del rinoceronte, immagine dall'autore usata, evocativa di tutti gli abusatori dei nostri delicati timpani, secondo una similitudine dell'autore stesso. Già, perché l'organo dell'udito è il senso più indifeso di cui siamo dotati: possiamo chiudere gli occhi, ma non le orecchie. Luoghi del silenzio inteso come intimità e pudore, interpretavo con consenso di Marco durante il dibattito. E ieri sera non ho aggiunto altro, nel rispetto del silenzio, scegliendo di ampliare il discorso sui tasti del mio computer, nella magica - silenziosa atmosfera che precede l'alba.
SILENZIO non è stare in silenzio, né assenza di suono. Il SILENZIO è un pieno, è stare in pieno SILENZIO e leggerne i segnali sottili. Ringrazio l'Autore di avermi ricordato il SILENZIO, e avermene evocato la nostalgia. Sì, nostalgia perché ho avuto la fortuna di trascorrere buona parte dell'infanzia nel SILENZIO, quello delle foreste secolari fra Roma e il lago di Bracciano. Magico per un bambino cui era permesso di addentrarsi nel buio del bosco da solo, sia pur a raggio limitato. Lievi segnali sonori parlavano della vita che vi scorreva. Poi… RUMORE. Uno sparo! Una morte, forse necessaria, ma un tempo anch'essa silenziosa, appena il fruscio di una freccia.
RUMORE - pericolo - morte!
Cronaca. Stazione di Capaccio, 2.9.2013. Giulio Tuminelli, 22 anni. Ascolta musica con le cuffie, troppo oltre la linea gialla di sicurezza, e il RUMORE di cui si sta facendo gli impedisce di avvertire quello altrettanto assordante del treno a alta velocità che sopraggiunge, o il RUMORE della frenata disperata del macchinista e il RUMORE della gente che urla e cerca di avvertirlo, e per finire il RUMORE esplosivo dell'onda d'aria che lo agguanta e lo trascina, scagliandolo fuori dalla sua traiettoria dopo vari metri. Una foglia secca in una tempesta di RUMORI.
Era dato per perso, ma le ultime notizie parlano di condizioni stabili, in quel silenzioso letto di rianimazione, in un tempo immobile scandito dai bip delle macchine salvavita, quasi dei cip di uccelli o squit di scoiattoli e tik di ghiande che cadono nel bosco.

SILENZIO che guarisce.

Ma non stai divagando troppo, mi direte, non vedi che hai perso di vista il libro! No, sto solo tentando un invito, e innanzitutto un'autoinvito, a andare oltre. Seguiamo la traccia sottile di Marco verso i luoghi del silenzio, scopriamone dei nostri, ma che non diventino cabine del silenzio, ma solo sue eccellenze, in un mondo che pretendiamo sia tutto più silenzioso.

Facciamo poco rumore, guardiamo male i rinoceronti metropolitani che ci offendono con il loro fracasso, evitiamo di parlarci sulla voce l'un l'altro, snobbiamo la pubblicità, che con arte sottile sale di un decibel sul volume dei programmi, usiamo le leggi già esistenti a protezione del diritto al silenzio! Avviamoci verso una nuova era tecnologica, opposta alla prima fragorosa esplosione, una gentile tecnologia del silenzio e del pudore.
E se poi ci riuscisse di avere anche meno inquinamento luminoso, la via del ritorno verso noi come Uomini sarebbe certamente più agevole.



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