PRAGMATISTI ANOMALI: GIOVANNI VAILATI E BRUNO DE FINETTI - RELATORE: GIULIO GIORELLO

09.02.2009 21:00

 

“All’interno del rapporto fra filosofia e scienza, il relatore tematizza un raffronto fra Giovanni Vailati (1863-1909) e Bruno de Finetti (1906-1985) con particolare riguardo agli interessi matematici , oltre che filosofici, di entrambi. Si istituisce così una sorta di ideale “staffetta” storica fra i due pensatori, uniti nella originale definizione di “pragmatisti anomali” che il prof. Giulio Giorello propone.”

Con questo incontro inizia una serie di appuntamenti dedicati all’approfondimento del pensiero del filosofo cremasco Giovanni Vailati nel centenario della sua morte. La programmazione degli incontri vede il Caffè Filosofico in collaborazione con il Centro Studi Vailati e il Liceo Classico Statale “Racchetti” di Crema

 

Il prof. Giulio Giorello è titolare della cattedra di Filosofia della scienza dell’Università Statale di Milano. Studioso di storia della scienza e della matematica dirige la collana “Scienza e idee” presso la casa editrice Raffaello Cortina. E’ collaboratore del Corriere della Sera.

Dibattito

Data: 19.06.2013

Autore: Ivonne Lodigiani

Oggetto: Sunto dell’intervento del professor Giulio Giorello al Caffè filosofico

Giorello esordisce ricordando che si è interessato al pensiero di Giovanni Vailati fin da giovane, in quanto questo pensatore fu un punto di riferimento per la cultura italiana riguardo alle sue riflessioni sulla scienza. La sua opera permise alla filosofia della scienza italiana di inserirsi accanto a quella inglese o francese. Certo c’erano anche figure come Federico Enriques o Enrico Persico in Italia, ma quella di Vailati appariva particolarmente interessante, per cui con la guida di Ludovico Geymonat, Giorello la inserì in un’antologia di pensatori italiani che operarono tra la fine ‘800 e gli anni ’60 del ‘900. Giorello ricorda l’elogio che di Vailati fece Luigi Einaudi e come questi auspicava, già nel 1958, che venisse ritrovato e pubblicato l’epistolario del filosofo e matematico cremasco. Questo fu realizzato in parte dal professor Lanaro dell’Università di Milano, grazie al fatto che nel 1959, in occasione del 50° della morte del filosofo, il nipote Enzo Vailati aveva donato all’Istituto di Filosofia dell’Università Statale di Milano il fondo Vailati. Il prof. Giorgio Lanaro pubblicò nel 1971, editore Einaudi, un’ampia scelta di lettere. Il carteggio è molto vario e mette in evidenza i nuclei delle idee di Vailati, che si ritrovano negli Scritti di Giovanni Vailati pubblicati dopo la sua morte nel 1911 e nella raccolta operata da Quaranta nel 1987. Vailati, nell’epistolario, spazia dalla logica all’economia, dalla matematica alla fisica, si interessa alle scienze della vita mostrando un rapporto molto complesso con il darwinismo; discute intorno ai fenomeni dello spiritismo, allora molto di moda anche tra gli scienziati europei. Egli si interessa dei pragmatisti americani, delle trappole in cui ci collocano sia il linguaggio naturale che quello filosofico; parla dei rapporti tra logica e matematica, in particolare afferma che la critica logica è importante per mettere in luce le scorie che la matematica si porta dentro di sé. L’attenzione di Vailati è rivolta anche al pragmatismo italiano. Da questo punto di vista è interessante la corrispondenza con una figura particolare, quale è quella di Giovanni Papini, che il filosofo cremasco ebbe dal 1902 fino al 1909, anno della sua morte. Il dibattito con Papini ci permette di capire che cosa veramente è stato il pragmatismo italiano. L’analisi del carteggio mostra che per Vailati il pragmatismo riesce ad enucleare come idea limite le leggi di natura, mentre in Papini c’è l’idea che il pensiero crei la sua realtà. Questo è un divario tra due personaggi, si tratta però di due aspetti complementari di un grande movimento di pensiero. Ciò conferma il giudizio che Dewey diede nel 1912 : il pragmatismo italiano è stato simile a un nuovo Rinascimento, non importa se non si è presentato come un movimento compatto, ma come pluralità, anzi questo fatto rappresenta proprio la sua ricchezza. Per quanto riguarda l’analisi del linguaggio, Vailati legge molto in profondità John Locke. Lo si vede in una lettera inviata da Crema il 25 luglio 1904 a Vacca e nel testo Pragmatismo e Logica matematica. L’elemento fondamentale in Locke è il modo di smontare e smascherare i concetti. Questa analisi viene ripresa nel testo di Vailati: il pragmatismo, che mira agli effetti dei nostri pensieri, che cerca di capire quanto le nostre credenze influenzano le nostre azioni, si serve della logica per capire quanto c’è di sovrabbondante nei concetti, operazione che la logica compie anche sui fondamenti della matematica, nell’analisi politica, nello studio del concetto di democrazia. Vailati, a differenza dei positivisti, riesce a collegare la logica con la storia grazie al suo confronto con Mach, studiando la meccanica di Mach e la sua opera Conoscenza ed errore. Anche se nella cultura del ‘900 italiano il pensiero di Vailati è stato a lungo dimenticato, alcuni semi gettati dal filosofo cremasco sono stati vivissimi e hanno trovato vita in uno dei più grandi programmi di ricerca scientifica che l’Italia ha conosciuto nel secolo scorso. Si tratta del lavoro di un pensatore solitario, di un genio della matematica, Bruno De Finetti. L’opera di De Finetti è rivolta ad un inquadramento del dibattito matematico dentro una cornice pragmatista e il pensatore che egli usa per chiarire le sue prospettive è quello di Vailati. La filiazione è diretta ed esplicita. Egli afferma: la differenza essenziale quando si parla di previsione rispetto al punto di vista classico è come usiamo la parola “perché” nelle nostre domande; ormai non cerco più “perché” il fatto che io prevedo accadrà, ma “perché” io prevedo che il fatto accadrà. Questo è lo spostamento soggettivistico di De Finetti, il quale sostiene anche che la scienza intesa come scopritrice di verità assolute rimane disoccupata per mancanza di verità assolute, ma questo non porta a distruggere la scienza, porta soltanto ad una diversa concezione della scienza. Queste sono anche le idee di Vailati; infatti oltre a Calderoni, Papini, Mach, Poincaré, De Finetti cita molto spesso Vailati come suo maestro.

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